A Ogigia

28 VERSO ITACA quando l Aurora dalle dita di rosa15 brillò nel cielo, Telemaco sgattaiolò, furtivo, fuori di casa. Nessuno si accorse di nulla, né i Proci che ronfavano a bocca aperta, gonfi di vino e di cibo, né Penelope che riposava serena nel suo giaciglio regale, perché Atena aveva versato sui loro occhi l acqua incantata del sonno. Così Telemaco poté raggiungere indisturbato il porto dove i marinai lo aspettavano, e fra essi anche la dea, che aveva deciso di seguirlo sotto le spoglie del saggio Mentore. La sfera d oro del sole spuntava all orizzonte, mentre una brezza birichina gonfiava le vele della nave e la spingeva dolcemente al largo, sulle strade del mare. «Mi affido a voi, dèi Olimpici! Fate che possa tornare a casa sano e salvo, portando buone notizie di mio padre . Così pregava Telemaco, inginocchiato sul ponte della nave, mentre l isola rimpiccioliva a poco a poco, sino a svanire, fra cielo e mare, come una nuvola o un sogno. A Ogigia Calipso dalle belle trecce , Calipso dalla voce melodiosa , la dea della grotta : così i poeti antichi chiamavano questa ninfa del mare, figlia di una delle divinità più vecchie del mondo, il Titano Atlante, fratello di Crono. Bella era bella, con due occhi verdi dallo sguardo magnetico, un corpo snello, flessuoso come un giunco, ma aveva un carattere difficile, a volte persino crudele. Di certo, fra tutti i figli di Atlante, Calipso era la più giovane e anche la più riservata. Perciò aveva scelto di vivere a Ogigia, in quell isola deserta, quasi ai confini del mondo, da cui i marinai giravano alla larga perché dicevano era un posto stregato. Quei pochi che avevano avuto la sventura di cercare rifugio nelle sue baie16, costretti 15 dalle dita di rosa: altra espressione ricorrente nell Odissea, per qualificare la dea Aurora. 16 baie: piccole insenature di mare (o di lago).

Verso Itaca
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