MEMORIA E RIFLESSIONE quillità e semplicità, come se si fosse addestrato in un epoca lontanissima, preistorica, a un compito così impossibile. Il mio primo impulso fu di nascondere la gamba penzolante, di occultare la sciagura contenuta in quel carro come pure in tutto il convoglio; come se volessi negare la realtà di quell umiliazione davanti agli occhi di un biondo dio tedesco. Tanto più che, proprio in quel momento, un fascio di ossa giallastre18 cominciò a scivolare giù dal carro sfiorando il mio paziente. Certo, già tutta una fila di altri scarnificati si trovava sotto i vagoni, in piedi o accoccolati, e, più di ciò che stavano facendo, era deprimente la vista di quelle tibie nude, con un mucchietto di calzoni a strisce intorno alle caviglie, soprattutto di quelli che non ce la facevano neanche ad accoccolarsi e perciò stavano chini sotto il fondo del carro contro cui strofinavano il cranio nudo. Ma questo che scivolava giù pian piano si vedeva di più: un impossibile attore che scendeva dal palco itinerante di un incredibile compagnia di giro. E mentre si sforzava di toccar terra con i piedi, i calzoni gli si afflosciarono fino agli zoccoli, lasciando scoperta una gigantesca farfalla, gialla e ossuta. In quell istante appoggiai il bisturi sulla pelle dura come cuoio e incisi in profondità dall alto in basso. Sopra il mio capo, due mani afferrarono convulsamente le ginocchia. Pensai, rivolto al tedesco della mitragliatrice: guardi pure, giovanotto, veda che familiarità abbiamo con la morte. Poi non feci più caso a lui. Lavai la ferita dalla quale erano fuoriuscite alcune gocce di resina giallognola, vi infilai della garza intrisa di Rivanol e la fasciai con una striscia di carta, quindi riportai i miei attrezzi sul nostro vagone perché gli altri avevano già terminato le fasciature e io ero l ultimo. Avevo freddo e tossivo di continuo: mi cacciai nel mio angolo, sotto la coperta. I soldati avevano ricevuto del riso come rancio e avevano interrotto il loro lavorio intorno alle mitragliatrici, ma non me ne importava nulla. Tutto il nostro convoglio li sta fissando mentre mangiano, pensavo, e intanto, sotto il carro, dita rinsecchite raschiavano il legno come artigli di un 18 un fascio giallastre: un prigioniero. 224
Il dovere della memoria
Collana I LIOCORNI