e, soprattutto, testimonianze drammatiche dei superstiti e dei soldati che li avevano liberati. Ma, forse, le prove più evidenti erano i resti materiali dei Lager: le baracche, i cimiteri, le fosse comuni, le camere a gas, i forni crematori. A Norimberga come nelle altre sedi, gli imputati si giustificarono adducendo sostanzialmente due argomentazioni difensive: coloro i quali non erano implicati nella gestione diretta dei campi sostennero di non aver saputo nulla delle atrocità che vi erano commesse e ne addossarono la colpa agli esecutori materiali, cioè alle SS cui era affidata la sorveglianza dei Lager; chi invece non poteva negare la conoscenza di quell inferno perché vi aveva svolto un ruolo organizzativo o esecutivo, si discolpò affermando che si limitava a obbedire agli ordini. Si trattava in entrambi i casi di menzogne: i capi conoscevano bene la strage che si era compiuta perché erano stati proprio loro a pianificarla, mentre gli esecutori non potevano in nessun modo giustificare con gli ordini ricevuti il sadismo di cui avevano dato prova. Più sfumata è invece la questione della cosiddetta responsabilità collettiva , che riguarda gran parte del popolo tedesco. Naturalmente bisogna distinguere, a questo proposito, fra chi sostenne entusiasticamente il nazismo anche nelle sue posizioni estreme, soprattutto nelle sue farneticazioni razziste, e chi preferì tacere per paura, per convenienza o per indifferenza morale. I primi sono naturalmente corresponsabili, anche se la loro è più che altro una responsabilità morale, poiché non ebbero un ruolo attivo nello sterminio né, d altra parte, si può immaginare di sottoporre a processo milioni di persone; per gli altri è forse opportuno, e soprattutto generoso, sospendere qualsiasi giudizio, visto che nessuno di noi sa come si sarebbe comportato in una situazione del genere. Una cosa però è certa: nessun tedesco può affermare di non aver perlomeno intuito ciò che stava accadendo. La scomparsa di centinaia di migliaia di persone non può passare inosservata, inoltre molti civili ebbero modo di vedere i prigionieri che si dirigevano ai campi di lavoro. A Mauthausen, addirittura, avvenne un fatto grottesco e agghiacciante al tempo stesso: poiché molti deportati per evitare le torture preferivano lanciarsi nel vuoto dalla scalinata di accesso, gli impiegati civili che lavoravano nelle cave del Lager pregarono gli ebrei di non ricorrere più a quel tipo di suicidio perché «i brandelli di carne e di cervello che restavano attaccati alle rocce offrivano uno spettacolo insopportabile ! Purtroppo qualche storico ha tentato successivamente di sminuire l entità e le responsabilità della tragedia verificatasi in quegli anni sostenendo che essa non è stata molto diversa da altri eventi accaduti in precedenza; altri, più recentemente, hanno preteso che i Lager abbiano fatto nel com201
Il dovere della memoria
Collana I LIOCORNI