La follia di Tristano 171 il giorno della nostra separazione? Questo piccolo anello di diaspro non mi ha mai lasciato. Spesso gli ho chiesto consiglio nel corso delle mie pene, spesso l ho bagnato con le lacrime che scorrevano calde dai miei occhi . Isotta ha visto l anello, e spalanca le braccia. «Ecco, prendimi, Tristano! Allora Tristano smette di alterare la sua voce. «Amica mia, come hai potuto per tanto tempo ostinarti a non riconoscermi! Per un tempo più lungo di quanto ne ha impiegato questo cane. Che cosa importa questo anello? Non pensi che sarebbe stato più dolce l essere riconosciuto soltanto al ricordo dei nostri amori passati? Che cosa importa il suono della mia voce? Era il suono del mio cuore che tu avresti dovuto udire! «Amico mio , gli disse Isotta, «forse l ho udito prima di quanto tu pensi. Ma siamo circondati da insidie. Avrei dovuto, come questo cane, seguire il mio istinto, a rischio di farti prendere e uccidere sotto i miei occhi? Proteggendo me stessa, ho cercato di proteggere anche te. I ricordi della vita passata, il suono della tua voce, questo stesso anello non dimostrano niente, perché potrebbero essere i trucchi malvagi di un mago. Ciò nonostante, mi arrendo alla vista di questo anello. Non ho forse giurato che appena l avessi rivisto, anche a costo della vita, avrei sempre obbedito al tuo ordine, saggio o folle esso fosse stato. E ora, Tristano, saggio o folle che tu sia, eccomi, sono tua . Ella cadde svenuta sul petto del suo amante. Quando riprese i sensi, Tristano la stringeva a sé, baciandole gli occhi e il volto. Reggendola tra le braccia, la depone sul letto, scostando le tende del baldacchino. Per prendersi gioco del folle, i servi gli approntarono un giaciglio sotto la scalinata della sala, come un cane nel suo canile. Egli sopportava docilmente i loro scherni13 e le loro percosse a patto che, talvolta, ricompostosi nel volto e nella persona, potesse dalla sua tana passare nella camera della regina. Ma non tra- 13 scherni: derisioni.
L'amore di Tristano e Isotta
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