Le Storie più belle del Mondo

Eracle e le dodici fatiche 189 «Ma ora veniamo al sodo e dimmi schietto che cosa vuoi. Non è per passarmi a salutare, che sei sceso quaggiù, ma perché vuoi qualcosa da me, non è vero? «Verissimo! , replicò Eracle e, in poche parole, con i suoi modi bruschi, gli spiegò il motivo della sua visita. Ade lo ascoltò attentamente sino alla fine, poi senza battere ciglio richiamò il cane, che si era nascosto nella cuccia e, sfoderando un altro dei suoi maligni sorrisi, lo indicò all eroe: «Puoi prendertelo pure e portarlo ad Euristeo, ma a una condizione . «E quale? «Che tu lo catturi a mani nude, senza usare le armi . «Quand è così! , esclamò l eroe e, con una mossa delle sue, agguantò Cerbero per tutte le sue gole e gliele strinse con un cappio. Poi, mentre il cane uggiolava e tentava di resistergli, lo immobilizzò una volta per tutte legandogli le zampe, se lo caricò sulle spalle e via! lasciò la reggia e Ade, che era rimasto a bocca aperta, senza neanche salutare. Le novità hanno le ali ai piedi e anche stavolta la notizia dell ultima, straordinaria fatica dell eroe si era diffusa in un batter d occhio nel regno di Euristeo e in tutta la Grecia. A Micene, poi, tutti aspettavano con ansia di vederlo arrivare con il cane di Ade sulle spalle, come aveva fatto in passato con gli altri mostri. Già si era sparsa voce che Eracle fosse invincibile e immortale come un dio, e il popolo non vedeva l ora di acclamarlo e di rendergli gli onori che meritava. Non così la pensava Euristeo, naturalmente, che se ne stava tappato nella reggia, con la botte sempre a portata di mano, e tutto si sarebbe aspettato tranne che l eroe ritornasse dagli Inferi portandosi dietro il cane. Stava appunto maledicendo fra sé il giorno e l ora in cui lo aveva conosciuto, quando sentì dei latrati rabbiosi, dapprima in lontananza, poi sempre più vicini, e un rumore di passi pesanti, che facevano tremare il pavimento. Intanto, dal corridoio, si udiva il vociare confuso e allarmato delle guardie e un rumore di armi che si scontravano: «Ahimè di me! , disse Eu-

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