Don Chisciotte della Mancia

Nelle viscere della terra 159 Figura ma anche di quello di Cavaliere dei leoni. Cosa che, senza esitazione, i due sopra l albero gli concessero come dovuta. Chiarite in questo modo le cose, Don Chisciotte e Sancio ripresero il loro cammino, naturalmente soltanto dopo essersi accomiatati dagli uomini di scorta del convoglio, i quali per un bel po rimasero a guardare, nella immensità desolata della Mancia, quei due che si allontanavano sulle rispettive cavalcature. Così come si guarda qualcosa che non si sa bene se appartenga all universo dei sogni o della realtà. Quanto a Don Chisciotte non aveva dubbi: il suo mondo di incantatori e cavalieri erranti era assai più reale di quello che gli altri chiamavano reale. Dal momento che la percezione13 della realtà non nasce dal buon senso comune, ma da quanto ciascuno va rimescolando nel proprio cervello. E chi più rimescola più sogna e chi più sogna più conosce. Perché il sogno è un sesto senso, capace di farci penetrare in misteri all interno dei quali la veglia non saprebbe condurci. Don Chisciotte proprio in uno di quei misteri intendeva calarsi, ma calarsi non in senso metaforico14 ma tanto reale da richiedere corda e forza di braccia. Mi spiego meglio. Subito prima di entrare nella città di Albacete, si stendeva una zona montuosa, scavata nella roccia calcarea e ricca dunque di picchi e caverne. Il luogo, chiamato Cueva de Montesinos, vale a dire Cava di Montesinos, doveva forse il proprio nome a un personaggio del ciclo carolingio, per l appunto il cavaliere Montesinos, cugino di Durandarte. Secondo la tradizione, quest ultimo, mortalmente ferito nel corso della battaglia di Roncisvalle, avrebbe invitato il cugino ad aprirgli il petto ed estrarne il cuore, per portarlo, ancora palpitante, alla sua dama, madonna Belerma. 13 percezione: la capacità di conoscere e di interpretare. 14 metaforico: figurato.

Don Chisciotte della Mancia
Don Chisciotte della Mancia
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