Il grande gioco

60 IL GRANDE GIOCO vano nemmeno che quell appartamentino tetro fosse uno scrigno paragonabile alla grotta di Alì Babà e dei Quaranta Ladroni. Quando sapeva che stava per arrivare qualcuno (e, se non era una visita programmata, nemmeno apriva la porta) nascondeva meticolosamente tutto. Del resto, la sua avarizia era tale e tanta che non concedeva nemmeno a se stesso di godere liberamente della bellezza dei suoi gioielli: li ammirava solo in fasce orarie prestabilite. Era avaro persino nei confronti di se stesso! Stare sotto casa sua, nella porzione di scantinato che gli spettava, produceva questo strano effetto: si diventava esattamente come lui. E come lui soli e infelici. Questo era successo a Hortensia. «Ma come si fa, adesso? , si preoccupò Enrico, «Hortensia resterà così per sempre? Quante possibilità ci sono che rimanga avara per l eternità? Anche Guendalina e Francesco avevano ascoltato tutto e, adesso, pendevano dalle labbra della piccola Irina. «Non saprei dirti. Per il momento l importante è che la togliate dall area in cui si trova. Se cambia zona, è molto probabile che torni come prima o che sia possibile un nuovo mutamento . Impiegarono i minuti successivi a pensare quale avrebbe potuto essere un attrazione irresistibile per Hortensia. Siccome era diventata avara, avrebbero potuto offrirle qualcosa che assecondasse la sua nuova natura. «No! , s intromise Guendalina. «Il nostro scopo è distrarla, non incoraggiarla. Se le diamo retta, non riusciremo mai a farla guarire! Intanto, ammiccavano nella sua direzione e lei sembrava non ricordarsi nemmeno della loro esistenza, intenta com era a cercare qualcosa nel suo zaino, sforzandosi di piegarsi bene sull imboccatura perché altri non potessero sbirciare i suoi tesori. «Ho un idea! , proruppe Enrico. In fondo, lui era il più preoccupato: era stato lui il primo a rendersi conto di quel che era accaduto a Hortensia. «Prendiamola per il suo punto debole «Credi che Hortensia ne abbia? Francesco sembrava incredulo.